A partire dal secolo III a.C., con la nascita di una vera letteratura in lingua latina, e con la crescita dell’alfabetismo e la diffusione delle scuole, a Roma si ampliò la produzione di libri (rotoli di papiro) che venivano realizzati non solo da scribi all’interno delle famiglie più agiate ma anche in botteghe artigiane. Questo processo si rafforzò nei secoli successivi, quando nacquero anche le prime biblioteche.
La scrittura utilizzata è la CAPITALE LIBRARIA ROMANA,
simile alla capitale epigrafica.
Rispetto alla capitale epigrafica eseguita sulla pietra, ci sono alcuni adattamenti, dovuti alla flessibilità del calamo, alla morbidezza della materia (papiro) e alla diversità della tecnica (scrittura, non incisione).
La capitale libraria si diffuse in tutti i territori soggetti a Roma e divenne per alcuni secoli (almeno fino al III secolo d.C.) l’unica scrittura libraria del mondo latino. Le più antiche testimonianze rimaste si trovano nei papiri di Ercolano e in pochissimi altri; sulla loro base si può ricostruire l’alfabeto.